La complessità delle immagini ha profonde
radici neurobiologiche: esse sono l’ombra di
una esperienza soggettiva legata ai propri
interessi e scopi. Sembra che nella società infocratica
la strategia vincente sia vivere l’altro della
propria immagine, ponendo degli argini nei confronti
dell’ “ombra di vita”. Tale condizione evidenzia
l’esigenza di riuscire a riconoscere i propri fantasmi
mediali e a orientarli in modo espositivo, per il
raggiungimento dei propri domini espressivi. D’altra
parte, la vita artistica di Paolo Cassarà, Giorgio
Lupattelli e Moreno Ovani, senza il “riflesso iconico”,
sarebbe semplicemente inconcepibile.