Paolo Annibali
dal 2 Aprile 2023 a cura di Stefano Papetti
Laboratorio41 – Macerata
Donatello non vive più a Firenze, si è tasferito sulla costa adriatica, a San Benedetto del Tronto ed ha preso l’aspetto di un maturo filosofo che misura le parole, quello di Paolo Annibali.
Il primato del disegno, dal quale discende secondo la tradizione toscana ogni altra manifestazione creativa, è affermato perentoriamente dall’artista marchigiano che nel suo studio luminoso ed ordinato espone fogli disegnati con grande maestria accanto a sculture modellate con mano sapiente.
Faccio mia una domanda che Camillo Langone si poneva qualche anno fa a proposito del “caso Annibali”, chiedendosi per quali ragioni un artista tanto esperto resti confinato in un centro remoto delle Marche e non venga chiamato a Milano o a Roma.
Credo che ciò non sia determinato dal suo essere estraneo alle dinamiche critico-economiche che oggi regolano il mercato dell’arte, ma da una consapevole e forse sofferta scelta di vita che ha portato Annibali a prediligere la quiete del Piceno per trovare la dimensione esistenziale più opportuna per dare corso alla sua creatività.
Annibali ha realizzato importanti monumenti scultorei dedicati alle tematiche del sacro: ha popolato gli angeli luminosi,di vergini pudiche e di santi sofferenti modellati nel bronzo i portali di numerose chiese, eppure il suo nome circola soltanto in una ristretta ceerchia di intellettuali e di poeti dall’animo sensibile, estranei al clamore vuoto della contemporaneità.
Annibali ha scelto sin da giovane quale sarebbe stata la sua strada e l’ha seguita con rigore e coerenza perchè ambire a raggiungere la perfezione impone un gravoso impegno etico; mentre intorno a lui tutti negavano l’importanza della competenza tecnica e persino nelle Accademie si succedevano maestri che sostenevano l’inutilità del saper fare, l’artista marchigiano ha continuato ad affinare la sua capacità di modellare l’argilla confrontandosi con i grandi modelli del passato, dalla classicità greca al Rinascimento, dal Neoclassicismo agli artisti del Novecento italiano.
Ogni sua opera grafica, ogni sua scultura afferma il principio che l’arte abbia un valore paideutico e salvifico: un messaggio quanto mai attuale in un momento di deriva morale nel quale l’arte, minacciata da una diffusa superficialità, rischia di essere considerata pura decorazione e non la portatrice di messaggi etici capaci di riscattare l’uomo dalla sua condizione primordiale.