OMBRE DI VITA. NON E’ SOLO UNA QUESTIONE DI REALE.
a cura di Gabriele Perretta
14 Dicembre 2024 – 28 Febbraio 2025
Inaugurazione 14-15 Dicembre 2024 ore 18.00
Il modo più semplice e diretto per presentare questa mostra è quello di partire dal suo titolo: Ombre di vita. Non è solo una questione di reale. Fra metodi artistici e tecniche, corre la stessa distinzione che esiste fra la riflessione su una certa materia e la composizione stessa. Essa è implicita nella struttura del primo dei due termini, dove la nozione “ombre di vita” rivela espressamente il suo significato di discorso sul reale.
Così come le forme di vita sono lo studio dell’apparizione dell’essere, o la psicologia è lo studio della psiche, l’ombra non è solo una questione di specchio del reale – o meglio ancora di somiglianza dell’essere – del metodo (e delle tecniche), essa si riferisce, cioè, a quella parte della logica dell’immagine che ha per oggetto la specularità ontologica dell’arte stessa: i segni di riconoscimento e le condizioni formali, che stanno alla base della ricerca artistica e che consentono di veicolare, sistemare e accrescere le nostre percezioni.
La presente mostra non vuole essere una economia definitiva dell’immagine mediale. Di questo argomento già si occupano gli storiografi. Se la contemporanea curatela espositiva si chiede quale contributo possano darle l’immagine mediale in progress, la psicologia della forma iconica, l’eros del segno mistico e l’oggetto scultoreo dell’imago, la questione va posta anche nei confronti dell’estetica e della fotografia. E l’immagine mediale deve sforzarsi di dare una risposta al problema. La mostra non vuole nemmeno essere un metodo di esortazione della religione del reale. Occuparsi di immagine, nella società digitale, è cosa necessaria, quanto è necessario governare il sé del “proprio sensore” nell’uso dell’AI o del proprio smartphone; in questa direzione si muovono già molti artisti. Ma dietro ai problemi di medialità esistono questioni economiche e tecnologiche. Una tecnologia dell’immagine non è neppure pensabile senza la domanda sull’estetica che ne costituisce la base.
Questa trilogia intende occuparsi di quelle questioni che, nate dalla speculazione sull’immagine mediale, riguardano l’estetica e l’espansione a-retinica. Ombre di vita. Non è solo una questione di reale non dibatte questioni di indirizzo iconico o aniconico. Essa prende le mosse dal convincimento che queste non possono venir risolte solo alla luce di elementi utilitaristici e che la loro soluzione potrà avere luogo solamente attraverso la trattazione delle questioni di fondo. Si tratta di sapere quando e dove nell’arte contemporanea insorge il problema dell’immagine e del suo rapporto con il reale o con l’oggetto della sua rappresentazione e in che cosa l’opera singola di Paolo Cassará, Giorgio Lupattelli, Moreno Ovani, sia in rapporto con i loro riflessi e la loro specularità. Ci si deve chiedere qual è la meta della crisi dell’arte attuale, quale la concezione del fare artistico, come impostare i rapporti col mondo e col prossimo.
Questa mostra, inoltre, ha qualcosa da segnalare allo spirito stesso dell’esposizione e della fruizione la lieta novella dell’ultimo libro del curatore Gabriele Perretta. Quando una mostra è un vero punto fermo? Allorché essa può dire dentro la sua stessa affermazione dialettica: Il sensore che non vede. Sulla perdita dell’immediatezza percettiva (libro editato alla fine del 2023 presso l’editore di Milano, Paginauno).