Oltre il Collezionismo: l’Arte come Investimento patrimoniale

Oltre il Collezionismo: l’Arte come Investimento patrimoniale L’avvento delle nuove tecnologie e della globalizzazione hanno portato in questi ultimi anni il fenomeno del collezionismo delle opere d’arte ad un livello superiore. L’incremento del valore delle opere d’arte e il maggiore interesse sulle stesse hanno aumentato la consapevolezza di poter considerare un’opera d’arte come un vero e proprio asset di investimento. Secondo il rapporto di Deloitte l’arte è inserita nella categoria “passion asset“, ovvero quella categoria di beni che comprende vini, gioielli, auto d’epoca, mobili di antiquariato, monete storiche e appunto opere d’arte.

Al contrario di quanto si crede, la passione nell’investimento non è solo una moda passeggera. Il fenomeno risale al periodo Vittoriano (XIX secolo), i tempi in cui si iniziava a coltivare la passione di viaggiare in tutto il mondo tra la categorie sociali più elevate ed il denaro raccolto dai collezionisti era impiegato al finanziamento di queste spedizioni. Rispetto al passato ora è in atto un cambiamento nel quale gli investitori stanno acquisendo la consapevolezza della necessità immediata di consulenze patrimoniali ad hoc di servizi ed opere, da parte di specialisti e consulenti legati al settore dell’arte.

Se le origini degli investimenti nella categoria “passion asset” risale al passato, il fenomeno del collezionismo d’arte ha origini ancora più antiche. Il collezionismo considerato come la tendenza da parte di privati o pubblici di possedere e raccogliere opere d’arte per per motivi culturali ed estetici ha avuto il suo esordio durante l’epoca degli antichi imperi romano e greco. Le famiglie che possedevano beni di valore artistico acquisivano un prestigio sociale ed estetico.

Il report –  relativo all’anno 2017 – di Deloitte ha ricercato e analizzato il fenomeno dell’arte come asset class. In Europa e negli Stati Uniti, i nuovi fondi d’investimento artistici stanno cercando di entrare nel mercato. Secondo le stime i rendimenti del mercato dell’arte hanno registrato valori positivi attraverso l’ arte impressionista e contemporanea con rendimenti annuali più elevati rispettivamente del 10,50% e 7,45%. L’arte impressionista e i vecchi maestri visto il loro valore stimato più alto ed aventi un mercato più solido sono chiaramente considerati come appartenenti alla categoria di “beni rifugio” quindi più sicuri, rispetto al contemporaneo e al modern che sono definiti come investimenti più rischiosi.

Il collezionismo d’arte supera la concezione di piacere e benessere del possessore, ma è definito come una vera opportunità di investimento. Il 55% dei gestori dei beni afferma che è aumentata la domanda di servizi legati agli investimenti futuri. Il trend di includere le opere d’arte nel proprio patrimonio in Italia è in aumento: in particolare il 69% dei wealth manager ritiene che nei prossimi anni i loro clienti includeranno i beni da collezione nei propri asset. Il 46% dei collezionisti sono interessati ad utilizzare i propri acquisti come forma di garanzia per prestiti personali.

Anche se i fondi d’arte hanno faticato a ottenere un punto d’appoggio adeguato tra gli investitori, sono stati sviluppati nuovi prodotti d’investimento artistico per affrontare le carenze associate ai fondi d’investimento artistici, come la liquidità e la trasparenza dei prezzi. 

Le maggiori sfide attorno al mercato dei fondi artistici rimangono invariate, secondo quanto riporta il monitoraggio, per il 79% dei gestori patrimoniali dell’arte gli ostacoli che rallentano l’incorporazione di questi prodotti in un’offerta di gestione patrimoniale riguardano: la dovuta diligenza e la valutazione della redditività e della credibilità dei fondi artistici. Questa sfida è legata ad altri aspetti del settore dei fondi d’arte e del mercato dell’arte, come la mancanza di track record per i fondi d’arte e la natura poco regolamentata del mercato dell’arte. 

Un’altra sfida ritenuta rilevante per l’85% dei wealth managers è la mancanza di una valutazione mark-to-market, la sicurezza di un quadro di valutazione migliorato che utilizzi sia dati storici sia dati di valutazione orientati al futuro combinati con pareri di esperti dovrebbe quindi essere una priorità. È quindi importante considerare che la maggiore coscienza da parte degli addetti ai lavori di una mancanza o comunque del bisogno di una migliore consulenza rispetto ai patrimoni artistici, si stia effettivamente trasformando in questi ultimi anni nell’aumento dell’offerta di servizi concreti da parte di consulenti, gestori finanziari o altri enti relativi al mondo dell’arte.